Alla scoperta dell’eccellenza vitivinicola italiana che affonda nella storia. il Prosecco

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Il prosecco, uno dei gioielli vanto della tradizione enologica italiana, è considerato oggi un vino bianco che negli anni ha raggiunto e superato il suo rivale d’oltralpe, lo Champagne, diventando dunque il vino italiano maggiormente amato ed esportato. Molte sono le richieste di questo pregiato e sofisticato vino, provenienti da tutto mondo: dal Regno Unito alla Svizzera, dalla Germania al Canada. Si prospetta, per rispondere alle ingenti domande, di estendere i vitigni di circa 3.000 ettari destinati alla sua produzione.

Il prosecco. Scopriamo dunque un pò di questo vino che non conosce frontiere.
La sua zona di origine è la splendida zona collinare che abbraccia il capoluogo friulano, Trieste, e che oggi viene riconosciuta unanimemente come la zona del prosecco.
La sua storia ha inizio circa nel XVI, quando si spacciò l’antico vino locale “ribolla” come l’erdere del “pucino”, leggendario vino che allietava le serate dei romani, tanto celebrato nella “Naturalis Historia” da Plinio e amato da niente meno che la moglie dell’imperatore Augusto, Livia.
Ma col tempo, aumentarono le richieste di un vino ben commercializzato da una città dalla grande tradizione marittima come Trieste.
Nacque quindi l’esigenza di distinguerlo dai prodotti meno pregiati e, ispirandosi alla zona di produzione (Torre di Prosecco, nell’omonima località), prese il nome attuale con il quale è apprezzato in tutto il mondo.

Oggi il prosecco è uno squisito vino frizzante bianco la cui produzione si è allargata dal Friuli Venezia Giulia (nelle province di Gorizia, Trieste e Pordenone) alla maggior parte del Veneto (escluse le province di Verona e Rovigo) garantito con il marchio DOC.
Quello prodotto a Conegliano (sede della più antica scuola di Enologia d’Italia e dal cui castello il panorama sui colli ammantati di viti è spettacolare), a Valdobbiadene , nella zona dei Colli Asolani e di Montello, vantano anche il marchio DOCG.

Il Prosecco alle origini era un semplice bianco frizzante. Solamente in seguito fu seguito il metodo Charmat, ossia la spumantizzazione, che lo ha fatto apprezzare sulle tavole di tutto il mondo. In realtà i puristi preferiscono chiamare questo vino “Glera”, dal nome delle uve da cui deriva: grappoli rigogliosi, grandi e lunghi.
Un prosecco deve contenere almeno l’85% di questa uva e non più del 15% può essere costituito da uve quali Chardonnay, Bianchetto, Pinot nero, bianco e grigio, e Perera.
E’ bene ricordare che solo il vino prodotto da uva gherla, nelle zone vitivinicole di cui sopra, possono essere denominati prosecco.

Un vino dal brillante colore dell’oro, che inebria con la sua fresca fragranza floreale e con il suo gusto frizzante, fortemente aromatico e con una decisa acidità garantita dal metodo Charmat. E’ un vino con poche proteine, grassi e pochi zuccheri: infatti il suo apporto energetico deriva essenzialmente dalla gradazione alcolica, peraltro mai troppo alta, aggirandosi questa sui circa 10,5°- 12°.
Esistono tre varietà di prosecco: lo spumante, con un “perlage” costante e fine, perfetto per accompagnare i dolci e gli aperitivi; il frizzante, più delicato che si abbina al pesce; il prosecco “tranquillo”.
Il metodo migliore per godere al meglio di questo vino è a temperatura piuttosto fresca, tra i 6° e i 10°.